Serra di Genga e Coldelce

Coldelce: (m. 320 s.l.m.) si presenta come zona incontaminata; priva di insediamenti industriali ed artigianali; il territorio è per la massima parte coperto da boschi, sia naturali che dovuti all’uomo. Sono presenti colture attuate da antiche famiglie del posto. Ha pochissimi abitanti.

Serra di Genga: Il toponimo “Serra” indica una catena montuosa o collinare allungata senza forti avvallamenti. In antico questa zona era chiamata “Serra di Monteviole” perché territorio sottoposto alla giurisdizione del vicino castello di Monteviole ubicato ai confini del territorio della Serra stessa.

Attualmente la zona di Serra di Genga è una vasta zona, delimitata a ovest dal torrente Apsa, e est dal fosso di Ripe, e che si estende da nord verso sud, fino alla confluenza del fosso nel torrente Apsa fin all’abitato di Caponello.

La zona si presenta con diverse case sparse, molte disabitate, con un susseguirsi di terreni coltivati, abbandonati o ridotti al pascolo. Gli abitanti sono molto pochi. Nel bosco sono presenti volpi, tassi, istrici, e tanti volatili come il cuculo.

Cenni Storici

COLDELCE

Sull’origine del castello non si ha nessuna notizia ma è probabile che fosse abitato dal I millennio d.C. per sfuggire alle invasioni barbariche. Il castello faceva parte del contado di Urbino.

Il nucleo fortificato era di modeste dimensioni con alcune case all’interno.

Vi si accedeva tramite una porta posizionata ad est senza fossato.

Nel borgo vi si trovavano abitazioni, colombaie e orti. Vi erano anche abitazioni isolate nella campagna circonvicina. Il castello era privo di cappella e gli abitanti erano costretti a recarsi alla pieve.

Nel corso del XVI secolo Coldelce ha avuto un grande incremento demografico, circa 350 persone.

Erano presenti 7 chiese nel territorio.

Nel corso del XVII secolo ci fu un forte calo demografico. L’economia si basò sull’esclusiva rendita terriera e a pagarne il prezzo furono le popolazioni dei centri rurali schiacciati dai debiti. Nel 1855 tutto il territorio passa dai proprietari locali agli enti ecclesiastici.

Agli inizi dell’Unità d’Italia il territorio coldelcese vide la presenza della banda Grossi. Qui i malviventi passavano momenti d’ozio al sicuro dalle sgradite sorprese dei carabinieri, contavano sulla connivenza della popolazione.

Ci fu un lento e inesorabile decadimento dovuto al graduale abbandono del centro abitato e intorno agli anni ‘50 e ‘60 del ‘900 ci fu una totale fuga dalle campagne rendendo la zona quasi disabitata.

Chiesa Di San Zenone Questa chiesa oggi non è più esistente, era citata già nel 1290, non sappiamo con precisione la data di costruzione ma sicuramente prima della fine del XIII secolo. Il nome Zenone era stato storpiato in San Girone. Era ubicata a sud del castello di Coldelce, in prossimità del fosso del Razzo, sui confini del territorio di Coldelce con quello petrianese e di Casarotonda.

Il Monastero Di San Benedetto Nel luogo dove era ubicato il monastero oggi non vi rimangono che le macerie di una vecchia casa colonica. Anni fa era stata innalzata una grande croce di legno a ricordo dell’antico luogo sacro oggi non più visibile. Il convento di San Benedetto di Monte Busseto fu fondato in epoca imprecisata dai monaci benedettini. Nel 1653 il convento fu soppresso. Gli arredi sacri ed i quadri furono collocati nella cappella del cimitero annessa alla Pieve di San Eracliano.

Ospedale Di San Giacomo Oggi non ne rimane traccia. Nel XV secolo l’ospedale esisteva in tutte le comunità. Ospitava gente di passaggio per semplice ricovero notturno o temporaneo. L’edificio consisteva in alcune stanze fornite di giacigli, con locali separati per uomini e donne. Non sappiamo quando fu abbandonato.

SERRA DI GENGA

Campagna di Serra di Genga

Il castello di Monteviole fu abbandonato molto presto, già nel 1400 non se ne hanno più notizie. Probabilmente la sua posizione, non strategica, con la vicinanza di altri castelli come Ripe e Genga e soggetta a frane portò alla sua decadenza.

Dopo l’unione del territorio dell’ex castello di Monteviole alla comunità di Genga fu cambiato il nome in Serra di Genga.

Nel XV secolo non c’era un vero centro abitato ma tutto gravitava intorno alla chiesa di San Giovanni Battista. La popolazione era di circa 200 persone, ma nei secoli successivi fino al conflitto mondiale ci fu un graduale e costante abbandono delle campagne a prevalenza dei centri urbani.

Il castello di Genga, ora scomparso, si trovava tra l’abitato di Serra di Genga e Ripe, sul ciglio di una rupe. Del castello è rimasto soltanto pezzi di coppi e piccolissime muraglie a strapiombo sui fossi. Il toponimo “Genga” deriva dal terreno marnoso chiamato volgarmente “Genga”. Il castello è stato costruito intorno all’anno 1000, ne abbiamo notizia da una pergamena del 21 gennaio 1068 del Beato Mainardo Arcivescovo di Urbino.

Bosco di Coldelce

Bosco di Coldelce

Non abbiamo molte notizie sul castello. Agli inizi del 1400 Genga ha un nucleo di case parzialmente fortificato collocato sopra la collina e un borgo ai piedi dell’altura, denominato “La Valle”. Nel castello c’era la casacomunale che dà sulla piazza, a sua volta le fanno da corollario case di civile abitazioni, mentre sul retro c’è la rupe che funge da baluardo. Non ci sono vere e proprie mura di difesa se non sul lato sud dove era posta laporta d’ingresso con annesso ponte. La chiesa parrocchiale dedicata a San Martino si trovava all’interno del castello e vicino vi era la casa del parroco. Vi abitava anche un notaio. Oltre a case di abitazione vi erano terreni a uso orto, e pure un ospedale. Attraverso il ponte, per un ripido pendio, si scendeva nel sottostante borgo chiamato “La Valle”. Nel borgo erano ubicate le botteghe del Maniscalco e del Barbiere, un mulino ad olio e a grano. Nella valle sotto il castello ci viveva un illustre personaggio Girolamo Genga, che trascorse in questo luogo gli ultimi anni della sua vita. La maggior parte dei terreni della famiglia Genga, nel XV secolo erano ubicati nel territorio di Ripe e di Genga.

Nel 1446 il castello di Genga ospito il Conte Francesco Sforza che stava progettando la successiva azione contro i castelli soggetti a Rimini. Nel XVI secolo erano presenti nel territorio di Genga 4 chiese: San Giovanni di Serra di Genga, San Cristoforo, San Paterniano e San Sebastiano. Nel XVI secolo Genga aveva una popolazione di 177 persone per poi ridursi a 40 all’inizio del XVII secolo. Nel 1659 ci fu la soppressione dellaparrocchia e l’abbandono del castello di Genga.

BIBLIOGRAFIA:
LIGI, B. Ospedali della città e archidiocesi di Urbino dal sec. XII. al sec. XX: notizie storiche, Urbania 1973

MORETTI, L. Castelli sospesi tra sogno e memoria: Coldelce, Genga, Monteviole, Serra di Genga, Ripe, Colbordolo 1993

PALMA, L. Colbordolo. Memorie Storiche del Castello e del suo territorio, Colbordolo 1980-198

Coldelce
Campagna incontaminata di Serra di Genga e Coldelce.

Coldelce e Serra:
Edifici di interesse storico

CHIESA DI S.GIOVANNI BATTISTA:

Chiesa di San Giovanni Battista. Serra di Genga

Era la chiesa parrocchiale del castello di Monteviole. La chiesa è documentata dal XIII secolo. Ma si può pensare ad una più antica edificazione visto che il

castello Monteviole già esisteva nel 1069.

Durante il XVI secolo l’edificio ecclesiastico era in rovina.

Nel 1576 fu ricostruito e inaugurato il nuovo edificio situato sulla strada principale di comunicazione.

Nel 1793 fu demolita la chiesa cinquecentesca e fu edificato nello stesso luogo un nuovo tempio con campanile. Gli antichi quadri furono spostati nella chiesa Santa Annunziata di Morciola. Attualmente è di proprietà di privati. I nuovi proprietari, fecero dipingere copie su tele per riabbellire la chiesetta. Nell’altare maggiore è visibile un crocefisso, mentre negli altari minori laterali si possono ammirare: a destra la statua di San Vincenzo davanti a un cristo in croce; a sinistra la ricostruzione dell’affresco della Madonna con Bambino e sotto una teca contenente la statuetta della Madonna con bambino incoronata.

Vicino all’ingresso sulla sinistra è situato il fonte battesimale originale settecentesco.

Lungo le pareti sono collocati quadretti raffigurante la Via Crucis.

Accanto all’edificio principale si trova una casa con una parte adibita a piccionaia.

PIEVE DI SAN ERACLIANO:

Pieve di San Eracliano

La pieve di San Eracliano era la chiesa principale di Coldelce. Tutte le altre 6 cappelle del territorio ne erano soggette: S. Marci, S. Jannis de Monteviolarum, S. Paterniani, S. Christofori, S. Martini e S. Zenonis.

La prima impressione che si ha vedendo questo edificio abbandonato così imponente in un luogo cosi solitario è stupore.

L’edificazione della chiesa risale intorno all’anno 1000. Fino al XIV secolo era soggetta al vescovo di Urbino che ne aveva il beneficio di beni e diritti anche per la percezione di diritti lucrativi.

Nel 1840 fu ricostruita la chiesa e la canonica. La nuova chiesa misurava 17 metri di lunghezza per 7,70 di larghezza. La facciata in mattone delimitata da due paraste d’ordine toscano, scannellate e rudentate, era coronata da un aggettante cornicione su cui poggiava la copertura a volta. Sullo sfondo, un’abside semicircolare, con paraste e cornicione, chiudeva il corpo della chiesa. Era illuminata da 3 finestre. La torre campanaria di forma quadrata completava all’esterno il complesso della chiesa e della canonica. Il piccolo tetto a cupola del campanile non era quello originale ma del restauro del 1892 per ovviare alle continue riparazioni che la prima copertura necessitava data l’esposizione ai forti venti. Sulla sinistra era collocata la cappella del cimitero, dove c’erano 5 sepolcri.

Era ornata di quadri e di suppellettili d’arredo appartenuti al soppresso convento di Monte Bussetto.

Accanto alla chiesa vi era la canonica suddivisa in 2 piani: al pianoterra era collocata la sagrestia, la cucina, camerino per il pane, la cantina, il forno ed una piccola stalla, mentre al primo piano si trovavano 4 camere da letto, la sala, il guardaroba e lo studio.

Dopo la morte dell’arciprete Don Oreste Brigidi (1965) la parrocchia rimase vacante. Fu meta per diverso tempo di gente senza scrupoli che devastarono le fosse sepolcrali, rubarono gli oggetti di valore e danneggiarono l’edificio. Intorno agli anni ‘80 le autorità ecclesiastiche non potendo sopperire agli oneri della manutenzione, cedettero lo stabile a privati. Questi dopo un primo intervento di recinzione del sito e una tamponatura di tutte le aperture, lasciarono tutto all’abbandono.

 

Particolare della facciata della Pieve

BIBLIOGRAFIA:
FORCHIELLI, G. Le pievi rurali della vecchia diocesi urbinate, Urbino 1949

MORETTI, L. Castelli sospesi tra sogno e memoria: Coldelce, Genga, Monteviole, Serra di Genga, Ripe, Colbordolo 1993

ORTOLANI, C. Vallefoglia: identità, memoria, prospettive, Vallefoglia 2014 ORTOLANI, C. Pian del Bruscolo: itinerari tra storia, memoria e realtà, 2009 SACCO, D. Sotto gli occhi del Duca in La Provincia dei Centoborghi, Pesaro 2008

CURIOSITÀ

Coldelce, il cui nome deriva da Collis Illicis, cioè colle dell’Elce. L’elce o Leccio è una pianta d’alto fusto sempre verde. E’ curioso osservare che proprio in questa zona non ci sono più alberi di Leccio.

Nel 1619 c’è stato un certo Antonio Verzari di Coldelce che chiese alle autorità di cercare un tesoro nascosto sotto terra. Non sappiamo se il Verzari trovò il tesoro o è ancora sepolto nel bosco di Coldelce.

Sulla strada che corre in salita per Coldelce si trovano dei visi in terracotta attaccati alla parete. Non si sa chi è l’artista di queste opere e perché sono stati collocati proprio qui.

Particolare dei visi in terracotta. Strada per Coldelce.
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